( guest post di Omar Cecchelani)
Come tutti i professionisti, anche un avvocato come te che stai leggendo questo articolo, si ritrova a fine anno a pensare a tutte le soluzioni possibili e immaginabili per ridurre il proprio carico fiscale.
Metodi avventurosi, saltimbanco, e maghi della finanza ne avrai già letti e sentiti parecchi, ma il problema resta tale anche se qualcuno ti dice che puoi dedurre i costi delle escort, del vestito di tua moglie, della sabbietta del gatto, ecc., perchè, in realtà, oltre ad esporti, in caso di controlli della G.d.F. a cui dovrai spiegare per filo e per segno a che titolo sono stati scaricati quei costi, a conti fatti, il risparmio fiscale è stato talmente ridicolo che forse non valeva nemmeno la pena di perdere il tuo tempo ad ascoltare questi espertoni e, probabilmente, finire anche nei guai.
Quello che sto cercando di dirti è che il miglior metodo per impostare una strategia duratura che ti consenta di pagare meno tasse si deve, necessariamente, basare su un controllo capillare dei numeri da parte del titolare di ogni attività, quindi anche di uno studio legale, e la massima attenzione e conoscenza di un minino di legislazione fiscale.
Sapere, in primo luogo, quali siano le possibili forme giuridiche che si possono adottare fin dall’inizio della propria attività, quali regimi agevolati sono disponibili e capire, innanzitutto, quali sono gli obiettivi e le prospettive che intendi realizzare, sarebbe il primo passo per intraprendere la giusta direzione del risparmio fiscale.
Scegliere la forma giuridica sbagliata, o il regime agevolato che però limita a dismisura le tue prospettive di crescita, ammesso che tu ne abbia, potrebbe significare partire col piede sbagliato e portarsi dietro, con gli anni, una zavorra difficile da toglierti di dosso.
Partiamo dal presupposto che se il tuo obiettivo è quello di restare entro i 65.000 euro di fatturato, non puoi che avvalerti del regime forfettario che ti consente di pagare un’imposta sostitutiva del 15% che va a sostituire tutta una serie di altre imposte come IRPEF, IRAP, addizionali, ecc.
Per gli studi legali, codice ATECO 69.10.10 “Attività degli studi legali”, fermo restando il limite dei ricavi pari a 65.000 € per poter restare nel regime, è previsto un codice di redditività del 78%. Questo significa che, indipendentemente dai costi effettivamente sostenuti, pagherai l’imposta sostituiva del 15% sul 78% dei tuoi ricavi.
Ad esempio, se un avvocato, a fine anno, ha prodotto ricavi per 56.000 €, indipendentemente dai costi sostenuti dovrà pagare, a titolo di imposta, la seguente somma:
- Reddito forfettizzato (78% di 56.000 €) = € 43.680
- Imposta sostitutiva (15% di 43.680 €) = € 6.552
Come puoi vedere, una tassazione piuttosto favorevole, unita alle altre agevolazioni proprie del regime forfettario come, ad esempio, quella di essere dispensati dall’obbligo di emettere fatture elettroniche a meno che il cliente non sia una Pa.
E’ utile ricordare che non possono accedere al regime forfettario gli avvocati che detengono delle quote in associazioni professionali, oppure, che insieme all’attività forense detengono partecipazioni in società di persone o imprese familiari o controllano direttamente o indirettamente SRL, o associazioni in partecipazione.
Parlando, invece, del regime ordinario, argomento sul quale ci sono molte più opzioni e in cui le scelte e la gestione possono influenzare considerevolmente il risultato fiscale a fine anno, per questi professionisti le soluzioni sono molteplici e applicabili in base a paramenti specifici come: il volume d’affari, la presenza di uno studio associato, la tipologia dell’attività svolta, ecc.
Sarebbe folle pensare che una sola soluzione possa andar bene per tutti e, spesso, ci si limita, come prima cosa, a risparmiare sulla scelta del commercialista affidandosi all’amico del cugino per poi pagare a caro prezzo il conto all’erario a giugno.
Quello che posso consigliare, a te avvocato e a tutti i professionisti, in generale, è che nella maggior parte dei casi, si pagano troppe tasse perchè non ci si preoccupa minimamente di studiare le basi in materia fiscale per poter collaborare attivamente con il proprio commercialista, scelto, tra le altre cose, non per le sue reali competenze ma spesso perchè amico dell’amico oppure perchè il più economico.
Un consiglio spassionato è quello di ponderare bene la scelta del consulente e di lasciarlo solo, cercando di preoccuparvi, voi per primi, della materia fiscale, studiando attraverso libri, corsi e aggiornamenti vari e decidere, con lui, quali possano essere le migliori soluzioni in ambito di gestione, pianificando la vostra attività, non soltanto da un punto di vista operativo, ma anche fiscale.
Non sto scrivendo questo articolo per fare la romanzina ad avvocati e professionisti in genere, ma per sensibilizzarli alla materia fiscale più di quanto la maggior parte di voi non lo sia ma, detto questo, passo a fornirvi alcune soluzioni per consentirvi di risparmiare fin da subito qualche migliaia di euro di imposte a fine anno.
Deduzioni fiscali per gli avvocati
Parto da presupposto fondamentale che ti aiuterà a capire anche il resto dell’articolo: sono fiscalmente deducibili tutti quei costi inerenti la tua attività professionale, quindi per dirla in altri termini, puoi scaricare integralmente dall’IRPEF, o dall’IRES, tutti i costi per acquisto di beni e/o servizi strumentali al tuo lavoro.
Vi sono poi, altri costi, che hanno una deducibilità fiscale e una detraibilità dell’IVA soltanto parziale che vedremo di seguito. Quel che è di fondamentale importanza, è che tali costi dovranno essere sempre documentati da scontrini, fatture, o ricevute fiscali per consentirti di poter abbattere l’utile fiscale attraverso questo sistema.
Per fare un esempio pratico, e anche molto semplice da comprendere, i costi per il materiale di cancelleria, così come le utenze (acqua, luce, gas, affitto, spese condominiali) dello studio saranno interamente deducibili fiscalmente e l’IVA potrà essere detratta integralmente.
Stesso discorso per i mobili da ufficio acquistati per l’arredamento dello studio professionale, tramite quote di ammortamento annuali stabilite dal Fisco che ammontano al 20% l’anno, per cui per ammortizzarli completamente saranno necessari 5 anni.
Sono integralmente deducibili anche i costi sostenuti per corsi di formazione ed aggiornamento professionale, così come convegni, master e la partecipazione agli aggiornamenti professionali obbligatori previsti dall’ordine.
Altri costi integralmente deducibili dal reddito sono gli interessi passivi su finanziamenti di beni mobili ed immobili utilizzati in modo esclusivo per l’attività professionale come, ad esempio, l’acquisto dell’appartamento in cui ha sede lo studio legale che non deve essere la casa di abitazione per evitare il dimezzamento delle percentuali di deduzione.
Per concludere questo capitolo, puoi dedurre integralmente anche i seguenti costi: tassa iscrizione all’ordine degli avvocati, le vidimazioni, libri e video-corsi strumentali all’attività, banche dati, riviste di settore, quotidiani (es. Il Sole 24 Ore), manutenzione sistemi informatici, software, spese e interessi passivi del conto corrente, spese postali, la toga utilizzata nelle udienze.
Costi parzialmente deducibili dal reddito
Per un’avvocato, il confine tra costi inerenti l’attività professionale e spese che non rispettano completamente il principio di inerenza è assai labile e si potrebbe discutere per ore sull’argomento. Parliamo ad esempio dell’abito da lavoro perchè in molti si chiedono “se il meccanico può dedurre il costo della tuta da lavoro perchè, io avvocato, non posso portare in deduzione il costo della giacca e della cravatta?”.
Un discorso lungo e controverso ma per sintetizzarlo posso dire che la tuta del meccanico, per prima cosa viene utilizzata esclusivamente in officina e, per certi aspetti, è anche resa obbligatoria dalle norme antinfortunistiche che non consentirebbero allo stesso di lavorare coi pantaloni corti e t-shirt, ad esempio.
Per un avvocato invece, non esistono normative che lo vincolano ad indossare determinati abiti durante la sua giornata lavorativa, se non quelle del decoro quando si entra in Tribunale e, comunque, gli stessi abiti utilizzati per l’attività professionale possono essere perfetti per una serata elegante o per il matrimonio del collega, o dell’amico, la domenica.
Discorso opposto per la toga che è strumentale all’attività e può essere utilizzata solamente nell’ambito lavorativo e risulta quindi deducibile al 100%.
Per farla breve tutto quello che non è strettamente inerente l’attività, o può esserlo solo in parte perchè utilizzabile anche nella vita quotidiana al di fuori dell’ambito lavorativo, subisce una pesante riduzione della percentuale di deducibilità fiscale e di detraibilità dell’IVA. Nel dettaglio:
- Smartphone e iPad: deducibilità dell’80% del costo sostenuto per l’acquisto;
- Spese per la telefonia mobile e fissa: deducibilità dell’80% del costo sostenuto; Iva detraibile al 50% per la telefonia mobile e al 100% per la telefonia fissa;
- Utilizzo promiscuo dell’abitazione (casa/studio): le utenze, se intestate al professionista con partita IVA, possono essere dedotte al 50% (anche se in questo caso sarebbe più cauto utilizzare la regola del buon senso perchè se abiti in una villa di 200 mq e il tuo studio è in una stanzetta di 15 mq, precauzionalmente rivedrei quella percentuale);
- Costi per l’acquisto dell’abitazione utilizzata promiscuamente (casa/studio): a condizione che la stessa sia intestata al professionista la percentuale di deducibilità è del 50% (salvo, anche in questo caso, la regola del buon senso). L’IVA e indetraibile;
- Spese per l’acquisto dell’autovettura: nel limite di costo di € 18.075,99 il costo che andrà in ammortamento sarà soltanto del 20%. Nel caso di leasing, i canoni saranno deducibili solo se la durata del finanziamento è superiore al periodo di ammortamento della vettura (4 anni). Nel caso di noleggio, i canoni saranno deducibili al 20% fino a 3.615,20 euro l’anno;
- Costi manutenzione autovettura, bollo, assicurazione e carburanti: deducibilità al 20%;
- Spese per alberghi e ristoranti: nell’ambito di viaggi di lavoro o corsi di formazione e convegni, la deducibilità di tali costi è al 75% a patto che il totale non sia maggiore del 2% dei compensi percepiti nel periodo di imposta. IVA detraibile al 100% se documentate con fattura, indetraibile se documentate da ricevuta fiscale;
- Spese di rappresentanza: integralmente deducibili se inerenti l’attività ma nella misura dell’1% dei compensi percepiti;
Omar Cecchelani, Pagaremenotasse